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"Re della terra selvaggia"

Recensione del film "Re della terra selvaggia" (Beasts of the Southern Wild) di Benh Zeitlin.

Hushpuppy (la bravissima Quvenzhané Wallis) è una bambina intelligente e curiosa. Ha sei anni e vive con il suo papà Wink (Dwight Henry) in una comunità chiamata “Bathtub” (la Grande Vasca), che si trova nel sud della Louisiana,  in una zona paludosa e malsana, a rischio di allagamenti a causa di una diga e delle alluvioni, ma soprattutto abbandonata a se stessa.

Racconto di formazione, fin dalle prime inquadrature si capisce che il regista ha scelto di costruire questo lungometraggio intorno alla piccola Hushpuppy, che si fa conoscere mentre ascolta i battiti del cuore degli animali da cortile (galline, cani, maiali selvatici) che vivono intorno e dentro alla sua roulotte e alla vicina baracca di legno del padre. La bambina cerca di comprendere il linguaggio degli animali, per lei gli animali si parlano ma “a volta si parlano in codice” e quindi per questa ragione gli umani non sono in grado di comprenderli.

Una delle chiavi del film è proprio il tentativo della bambina di comprendere, comprendere il padre che cerca di allontanarla perché è gravemente malato e sa che in sua assenza la figlia dovrà arrangiarsi da sola, comprendere quello che succede intorno a lei quando sta per arrivare un forte uragano e la maggior parte degli abitanti della Grande Vasca decidono di andarsene, comprendere cosa sono questi “auroks”, ossia bestie selvagge preistoriche che, a causa della rottura e dello scioglimento dei ghiacci, sono tornate in vita, comprendere che ne sarà di lei e della madre di cui conserva solo pochi ricordi.

La bambina è cresciuta circondata dal fascino misterioso della vita randagia, in una terra magica ma nello stesso tempo piena di insidie, dove gli abitanti dediti all’alcol festeggiano con i fuochi d’artificio qualunque occasione. Un rapporto rude e allo stesso tempo affettuoso è quello con il padre, ma quando quest’ultimo non rientra dalla pesca, Hushpuppy inizia a preoccuparsi, parla con una t-shirt appesa nella sua roulotte, su cui ha disegnato il volto della madre e accende i fornelli con la fiamma ossidrica. La protagonista, con la sua voce fuori campo afferma: “I bambini che non hanno ne papà ne mamma, vivono nel bosco e rubano le mutande”; “Tra un milione di anni quando i bambini andranno a scuola sapranno che un tempo c’era una Hushpuppy che viveva con il suo papà nella Grande Vasca”; “L’intero universo è retto sull’incastro delle cose. Se si rompe un pezzo, si rompe tutto; “Quando sei piccolo devi aggiustare quello che puoi”; “Gli animali forti sanno quando il tuo cuore è debole e cominciano ad arrivare”. Tutte queste frasi sono legate fra loro da un filo rosso, trasmettono il senso delle cose, del ciclo della vita e della natura che la circonda. Hushpuppy ricorda in alcune scene e alcuni dialoghi la stravaganza e l’intelligenza della protagonista più grande del telefilm TV “Pippi Calzelunghe” (1970). Il film ricorda anche “Nel paese delle creature selvagge” (2009) diretto da Spike Jonze, soprattutto per il confronto con la propria natura intima, con le pulsioni più primordiali.

Arriva l’uragano potente, violento, rabbioso. E’ forse superfluo ricordare la devastazione provocata dall’Uragano Katarina nel sud della Louisiana nell’estate del 2008. E dopo l’uragano torna il silenzio e la calma più assoluta e per la bambina “Quando tutto è silenzio, vedo chi mi ha creato volare tutto intorno in pezzettini invisibili”.

Per una serie di vicissitudini, i pochi abitanti rimasti nella Grande Vasca, vengono portati in un ospedale da campo. Per Hushpuppy questo luogo “non sembra una prigione, ma piuttosto una vasca per i pesci, senza l’acqua”. Lì vengono visitati, curati e Wink viene operato al cuore. Con momenti di grande emozione visto che lui sa che non gli resta molto da vivere e vorrebbe far scappare la figlia lontano da lui per evitarle di vederlo morire. E’ qui che il rapporto tra padre e figlia, che ci fa vivere momenti di straordinaria tenerezza, prende un’altra piega, perché la bambina esige il dialogo e la comunicazione, per il padre così difficili.

Questo è il primo lungometraggio di Benh Zeitlin, uno dei fondatori nel 2004 di “Court 13”, collettivo di filmmaker indipendenti con cui realizza i seguenti cortometraggi: "Egg”, “I Get Wet” e “Origin of Electricity”, che riscuotono interesse a livello internazionale. Ma il successo arriva nel 2008 con il corto “Glory of the Sea”, vincitore del South by Southwest Festival, ispirato al disastro provocato dall’uragano Katarina.

Re della terra selvaggia” è un film indipendente, girato tutto con attori non professionisti nel sud della Louisiana. Ha vinto il premio La camera d’Or della sezione Certain Regard del 65° Festival di Cannes, nonché altri importanti riconoscimenti tra cui il Gran Prix  della giuria U.S. Dramatic del Sundance Film Festival 2012 ed è candidato nel a quattro premi Oscar 2013, in particolare come miglior film, miglior regia e miglior attrice protagonista.     

Si segnalano in particolare la sceneggiatura, soprattutto in riferimento ai pensieri e ai dialoghi della piccola protagonista, nonché le musiche composte da Dan Romer e dallo stesso regista Benh Zeitlin, che richiamano vagamente Michael Nyman, l’autore delle musiche di “Lezioni di piano”.

Il regista in un’intervista afferma: “c’è una relazione reciproca fra natura e uomo, il cibo viene dall'acqua, che nutre anche le piante, ma è sempre l'acqua che durante le frequenti tempeste uccide. Molti hanno parlato del film come della storia di crescita di una bambina che diventa adulta, ma per me voleva essere soprattutto la storia di come impara a convivere con la natura, di come diventa un buon “animale” che impara a rispettare l’ambiente che la circonda, a viverlo con empatia e in comunione, imparando ad apprezzarlo, creando un equilibrio con quello che le dà da vivere”. Ma è anche un racconto sul drammatico confronto con la morte, impossibile da accettare, né per i grandi così ruvidi né per i piccoli così vulnerabili. La morte che invece si deve accettare per poter vivere.

Nei momenti di forte tensione emotiva della bambina compaiono queste enormi figure quasi mitologiche auroks, di cui però lei non ha alcuna paura, anzi. Perché è lei il re della terra selvaggia, lei è ancora piccola ma oramai sta diventando grande.


Joseph Moyersoen