salta al contenuto

"The Bling Ring"

Recensione del film The Bling Ring di Sofia Coppola che indaga, partendo da una storia vera, ma con esiti non completamente riusciti, il mondo di 5 giovani benestanti ossessionati dal “glamour” e dalla “lifestyle” dei divi hollywoodiani.

Sofia Coppola, figlia d’arte che fino a oggi ha realizzato opere incentrate su ambientazione e scenografia con personaggi adolescenti, piuttosto che su sceneggiatura e costruzione psicologica dei personaggi, anche in quest’opera ci lascia in posizione di osservazione, come di fronte a un documentario più che a una fiction. Forse perchè il tema di “Bling ring” è un’adolescenza bruciata dall’avere, o meglio dalla smania di possedere, visto che racconta la storia di 5 adolescenti benestanti ossessionati dal “glamour” e dalla “lifestyle” dei divi hollywoodiani a tal punto da arrivare a intrufolarsi nelle loro lussuose abitazioni, per accaparrarsi denaro e capi di abbigliamento, nonché accessori e oggetti di marca di alto valore commerciale, per indossarli e/o rivenderli.

Adoravano le star, decisero di vivere come loro”, recita il claim della pellicola, che ci fa conoscere i protagonisti uno per uno, nella quotidianità del loro tempo libero e della vita notturna fuori casa, costituita appunto da una sequenza quasi no stop di furti nelle abitazioni dei divi hollywoodiani, nella totale ignoranza per non dire assenza dei loro genitori che li hanno abbandonati a se stessi. Le prime inquadrature sono costituite dalle riprese di telecamere nascoste dell’abitazione di una delle star hollywoodiane, che riprendono i cinque ragazzi mentre scavalcano il cancello della sua lussuosa proprietà privata. Non appena giunti al suo interno, alle parole “vai con lo shopping”, parte la caccia ai trofei e alla refurtiva. Le inquadrature dei guardaroba dei divi hollywoodiani farebbero invidia alla cabina armadio della protagonista di “Sex and The City”.

Il film è tratto da una storia realmente accaduta tra il 2008 e il 2009, su una visione della vita distorta e alterata dai falsi miti dell’apparire e del possedere, alimentati dal lusso e dall’alta moda in cui sguazzano i personaggi famosi.

Ma andiamo a conoscere i protagonisti della storia vera. E’ l’autunno del 2009 quando sette ragazzi di età compresa tra i 18 e i 28 anni del quartiere hupper class Calabasas di Los Angeles, vengono arrestati con l’accusa di una serie di furti nelle abitazioni di personaggi famosi di Hollywood come Orlando Bloom, Kirsten Dunst, Megan Fox, Paris Hilton e Lindsay Lohan. Il bottino era costituito da vestiti, gioielli e contanti per un valore complessivo di tre milioni di dollari. Il Dipartimento di Polizia di L. A. che indagava sul caso chiamò il gruppo “Bling Ring”, dove “Ring” sta per  gang, cricca, mentre “Bling” significa in gergo gioielli appariscenti e costosi. In base alle indagini, emerse che i furti iniziarono nell’ottobre del 2008 e continuarono fino all’agosto del 2009.

I bulimici autori dei furti furono soprattutto Rachel Lee, considerata il capo della banda, e Nick Prugo. Entrambi gli adolescenti avevano 19 anni e si erano conosciuti al liceo “Indian Hills” di L.A. nel 2006. Accanto a loro furono incriminati anche Alexis Neiers, la più giovane del gruppo (18 anni) nonché aspirante modella - interpretata da Emma Watson, già conosciuta con la saga di Harry Potter e con il più recente “Noi siamo infinito” - altre due diciannovenni Diane Tamayo, un’immigrata clandestina messicana, e Courtney Ames, vecchia amica di Rachel il cui patrigno era il famoso pugile Randy Shields, infine Roy Lopez Jr., 27 anni, un buttafuori che lavorava nello stesso locale in cui lavorava Courtney.

Rachel Lee era una ragazza di origini coreane che amava vestirsi alla moda, considerata dagli amici “viziata” e “altezzosa”. I genitori di Rachel erano divorziati, mentre il padre era un uomo d’affari sudcoreano che viveva a Las Vegas, la madre  immigrata nordcoreana gestiva due istituti. Rachel non andava d’accordo con la madre e soprattutto con il compagno di lei. Nick Prugo, unico ragazzo del gruppo nel film, era giunto al Liceo “ Indian Hills” dopo essere stato espulso dalla precedente scuola per aver superato il numero di assenze consentite. Seguiva una terapia farmacologica, in quanto affetto da sindrome da deficit di attenzione, iperattività e problemi di ansia. Anche lui aveva difficoltà di comunicazione con la madre Melva Lynn e il padre Frank Prugo. Quest’ultimo lavorava in una società di distribuzione di film e serie TV.

I due ragazzi diventarono presto “inseparabili”. Nick disse che Rachel “era la prima persona che sentiva come migliore amica”; avevano entrambi la passione per la moda e aspiravano ad iscriversi al “Fashion Institute of Design” di L.A. Da quando si erano conosciuti, trascorrevano il tempo in spiaggia, a fumare marijuana e alle feste. Il tutto iniziò con un rituale notturno denominato “controllo auto” nell’estate del 2008. In pratica Nick e Rachel provavano ad aprire le portiere delle auto lussuose parcheggiate nel quartiere - come si vede anche nel film - sperando di trovarne qualcuna aperta e rubare quello che c’era dentro: soldi, borsette, carte di credito e altri oggetti di valore. Il giorno successivo era dedicato a spendere quello che avevano “raccolto”. Nel luglio di quell’anno derubarono per la prima volta la casa di un ragazzo a Woodland Hills, che sapevano essere fuori città: trovarono ottomila dollari in una scatola sotto il letto.

Da lì poi l’uso di cocaina, nonché i furti nelle abitazioni dei divi hollywoodiani, i cui indirizzi venivano scovati dai giovani via internet e i viaggi dei divi fuori L.A. venivano scoperti sulle riviste di gossip. Nell’interrogatorio di Nick Prugo, quest’ultimo afferma di non ricordare perché lui e Rachel iniziarono a derubare le case delle persone famose. Spiega semplicemente che Rachel desiderava possedere i loro vestiti e che lui voleva compiacere la sua amica perché «le volevo bene quasi come a una sorella». Inoltre spiega che fu presa di mira Paris Hilton perché considerata «scema»: «Per dire, chi avrebbe lasciato la porta aperta? Chi avrebbe lasciato così tanti soldi in giro?». Come si vede anche nel film, i giovani entrarono dalla porta di ingresso grazie a una chiave trovata sotto lo zerbino.

Sofia Coppola è, oltre che regista, anche autrice del soggetto, sceneggiatrice e produttrice della pellicola presentata nella sezione “Un certain regard” del Festival di Cannes 2013. Prendendo spunto dall’articolo “The Suspects Wore Louboutines” di Nancy Jo Sales pubblicato sulla rivista “Vanity Fair”, la regista afferma: "Mi ricordo di quando se n'è cominciato a parlare nelle news, ma all'epoca non ci avevo prestato molta attenzione. Poi ho letto l'articolo di “Vanity Fair”, ho pensato che sembrava proprio la trama di un film". "Era incredibile: ragazzi giovani e carini che facevano quelle brutte cose nel mondo agiato e scintillante delle star. Le loro dichiarazioni mi hanno molto colpita. Sembrava che non si rendessero conto di aver fatto qualcosa di veramente sbagliato e che fossero interessati soprattutto alla celebrità ottenuta grazie alle rapine".

Tuttavia sembra che le potenzialità di questo soggetto non siano state sfruttate appieno: la narrativa è statica, tutti i personaggi sono poco approfonditi e unidimensionali e i giovani protagonisti sono a dir poco senz’anima. Sicuramente il ritmo domina, anche grazie ad una colonna sonora composta dalle hit del momento, ma scavando dietro questo ritmo incalzante, spogliando il film dalle griffes e dagli sberluscenti abiti di lusso, troviamo il vuoto interiore totale degli adolescenti, che purtroppo non viene sviscerato in tutte le sue componenti e ragioni.


Joseph Moyersoen