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"Giovane e Bella"
Recensione del film "Giovane e bella" di François Ozon, nel quale è trattato il tema - di recente attualità sui mass media - della prostituzione minorile.
E’ un film sull’“età inquieta”, l’adolescenza, in cui lo sguardo dei personaggi sulla protagonista e la ricerca da parte di quest’ultima della propria identità trovano un equilibrio.
“Giovane e bella” è Isabelle, interpretata dalla stella promettente Marine Vacth il cui volto enigmatico e l’acerba sensualità ricordano Laetitia Casta al suo esordio. Di Isabelle seguiamo i movimenti scanditi dalle quattro stagioni dell’anno che precede la sua maggiore età: estate/autunno/inverno/primavera. Quattro stagioni che vanno ad impattare profondamente sul futuro, sulle scelte di vita di Isabelle e sulle sue relazioni familiari e amicali, quattro stagioni che solo esternamente e apparentemente trascorrono come sul lago tranquillo dell’opera del coreano Kim Ki-duk.
Estate. Isabelle compie 17 anni mentre è al mare nel sud della Francia, insieme alla famiglia alto borghese composta da madre, patrigno e fratellastro più piccolo. Nella prima inquadratura la si vede mentre prende il sole sulla piaggia, spiata con ingenua curiosità dal binocolo del fratello. Isabelle sembra una ragazza come tante: è bella, apparentemente molto sicura di sé, decisa a tenere lontana la famiglia dalla sua vita privata. Durante le vacanze al mare incontra Felix, un giovane tedesco con cui ha la storia di una notte, il tempo di una passeggiata in paese, un gelato e un primo e rapido rapporto sessuale sulla spiaggia durante il quale Isabelle si osserva dal di fuori, come se accadesse a qualcun altro. Al suo rientro a casa Isabelle si comporta come se non fosse accaduto nulla.
Autunno. Stanza 6035 di un Hotel parigino a cinque stelle, un uomo canuto lascia 300 euro sul tavolo. Stacco e cambio di scena, lezione su Arthur Rimbaud a scuola, Isabelle è scontrosa con i compagni. A casa si scontra facilmente con la madre, basta poco per irritarsi. Ma la ragazza ha già una doppia vita, la mattina è Isabelle a scuola e il pomeriggio è Léa agli incontri con uomini organizzati tramite un suo sito internet di appuntamenti e un cellulare di cui nessuno conosce l’esistenza. Uno dei primi clienti capisce che è molto giovane e le dice “prostituta una volta, prostituta tutta la vita”. Isabelle continua a portare avanti questa doppia vita, tra un cliente e l’altro, imparando a non farsi fregare e a farsi desiderare sempre di più, finché l’uomo canuto nella stanza 6035 non muore d’infarto durante un rapporto con Léa. La Polizia risale rapidamente a Isabelle/Léa, al suo sito e al malloppo di denaro nascosto nell’armadio della camera da letto e guadagnato in alcune settimane.
“Quello che mi piaceva – dice Isabella nella deposizione alla Polizia – era sentirli al telefono, chattare con loro, e poi andare in Hotel, fare sesso, mentre ero lì che non sentivo quasi niente, e poi la voglia di rifarlo con un altro, fino alla morte di George.”
Inverno. La doppia vita di Isabelle è stata smascherata e lei accetta di incontrare uno psicologo, a cui inizia a raccontare la sua storia difficile con un padre assente, che da anni le da solo un contributo economico di 500 euro ad ogni festa (Natale e compleanno). Si può collegare questo discorso ad una delle ragioni per cui Isabelle ha vissuto sotto le spoglie di Léa esperienze così forti e radicali, come se avesse avuto bisogno di dare un valore materiale alla propria bellezza ricercando in altri uomini quella figura paterna che l'aveva allontanata.
Primavera. Isabelle prova a rientrare nella vita dei suoi coetanei, con la partecipazione ad una festa dove tra vassoi di cocaina e rapporti a tre, non sembra un mondo migliore di quello in cui la ragazza si era tuffata pochi mesi prima. Chissà se Isabelle riesce a ripartire con i sentimenti, forse con l’aiuto di una figura totalmente inaspettata, interpretata peraltro da una grandissima attrice (Charlotte Rampling) che ricorda ad Isabelle, citando Arthur Rimbaud, come “nessuno è serio a 17 anni”.
François Ozon torna a suddividere una propria opera in capitoli, così come aveva fatto per “CinquePerDue - Frammenti di vita amorosa” (2004), in cui raccontava il deteriorarsi di una storia d’amore a ritroso, a partire dalla sua rottura. Ricorda anche Eric Rhomer nei quattro racconti, ognuno dedicato ad una stagione. Ogni stagione nel film di Ozon è scandita da un brano di Françoise Hardy, il cui repertorio ha accompagnato anche altre opere del regista, e da malinconiche musiche originali di Philippe Rombi.
Isabelle si prostituisce come la protagonista di “Bella di giorno” (1967), film di Luis Buñuel tratto da un romanzo di Joseph Kessel del 1929 e sceneggiato da Buñuel con Jean-Claude Carrière, entrambe le protagoniste non a caso appartengono all’alta borghesia parigina. Da Buñuel ha preso altresì l’ambivalenza enigmatica del desiderio femminile.
Ma molte altre opere hanno esplorato il mondo dell’adolescenza connesso al tema della prostituzione. Basti pensare ai recenti: “Student Services” (“Mes chères études”, 2010), film televisivo scritto e diretto da Emmanuelle Bercot e tratto dall'omonimo romanzo di Mademoiselle Laura D.; “Elles” (2011), diretto e co-sceneggiato da Malgoska Szumowska; “La variabile umana” (2013) di Bruno Oliviero. Infine è opportuno citare anche “Eyes wide shut” (1999) di Stanley Kubrick, che si è ispirato a “Doppio sogno” (“Traumnovelle”, 1925) di Schnitzler con un doppio piano di desideri trasgressivi di una coppia in crisi, uno reale di lui e l’altro onirico di lei.
Presentato in concorso al Festival di Cannes 2013, il lungometraggio di Ozon è privo di giudizio ed è incentrato sulla solitudine e il vuoto che spesso attanaglia l’adolescenza, a cui il regista aggiunge un’interessante ingrediente: la capacità di indagare il desiderio femminile nel suo versante inconfessabile. E’ una lettura sulla ciclicità della vita, attraverso la metafora del doppio, che si scompone col primo rapporto sessuale vissuto con distacco da Isabelle, così pudica, timorosa e riservata, dando vita e Léa, sfrontata, disinibita e con esperienze sempre prive di amore e coinvolgimento, e che si ricompone attraverso lo scandire delle stagioni, quando la ragazza ritrova l’immagine di se dalla quale si era separata, scegliendo finalmente di vivere dentro le emozioni e i sentimenti.
Joseph Moyersoen