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''Short Term 12'' di Destin Cretton

Recensione del film di Destin Cretton, presentato al festival di Locarno 2013, ambientato in un centro di accoglienza per adolescenti problematici.

Prima inquadratura, l’accesso di una struttura chiusa, al centro di un giardino circondato da un muro di cinta che impedisce qualunque accesso visivo dall’esterno. Due giovani, Grace (Brie Larson) e Mason (John Gallagher Jr.) accolgono il nuovo educatore arrivato Nate, che è alla sua prima esperienza lavorativa nel campo dell’assistenza e accompagnamento quotidiano di adolescenti problematici. Per rompere il ghiaccio, Mason racconta a Nate un fatto accadutogli 3 anni prima: dopo una cena che gli ha creato notevoli disturbi di stomaco, Mason fu costretto a seguire un ragazzo che era riuscito a uscire dalla struttura e a scavalcare il muro di cinta. Mason lo “in-seguì”, dato che una delle regole è non poter avere un contatto fisico coi ragazzi una volta fuori dalla struttura, finché, saliti entrambi sull’autobus, Mason ebbe una necessità urgentissima di andare alla toilette e quindi decise di scendere alla prima fermata. In quel momento il ragazzo gli si avvicinò e gli disse “Io scendo alla prima fermata, non osare seguirmi altrimenti ti riempio e ti ammazzo di botte”. Il bus si fermò, il ragazzo scese e Mason, con qualche esitazione ma spinto dalla fisiologica necessità, scese pure lui e non appena toccò terra il danno fisiologico fu fatto e le sue gambe si ritrovarono coperte di diarrea. Il ragazzo lo guardò e iniziò a ridere a crepapelle e la storia si diffuse nella struttura come un tam tam. 

Grace, giovane supervisor di un centro di accoglienza che ospita ragazzi e ragazze di età compresa tra i 14 e i 18 anni in situazioni difficili per le più svariate ragioni: disturbo della personalità, depressione o incapacità di controllo delle proprie emozioni, messa in atto di agiti auto o etero lesivi, assenza della famiglia o presenza di una famiglia maltrattante o abusante. Grace si dedica al lavoro con impegno e passione, affiancata dal compagno Mason, anch’egli educatore. Tutto procede nella routine del centro, tra alti e bassi: giochi di gruppo, tentativi di fuga dell’ospite nella crisi di turno, liti tra i giovani ospiti e momenti di isolamento per scelta o per punizione. Tutto procede finché non arriva al centro Jayden (Kaitlyn Dever), una ragazzina particolarmente intelligente ma anche imprevedibile, cui Grace si affeziona mettendo a dura prova la linea di confine tra la funzione di aiuto e sostegno che le è propria da un lato e il legame amicale e affettivo dall’altro. Tramite la nuova arrivata e la sua tragica storia familiare, Grace si trova costretta a fare i conti con i fantasmi del suo passato, che non è mai riuscita ad affrontare e che solo una nuova scossa traumatica potrà demolire una volta per tutte.

L’idea del primo lungometraggio del giovane regista hawaiano Destin Cretton, da evidenziare la forza emotiva della sua scrittura, nasce dall’esperienza maturata durante il College proprio in un centro di accoglienza per adolescenti problematici. “Mi sono trovato un po’ come Nate nel film – dice il regista – ed è stata un'esperienza molto complessa e significativa. Da giovane ero molto naif e il lavoro con i ragazzi in difficoltà mi ha segnato profondamente”. Su questa esperienza Destin Cretton ha realizzato prima un corto dal medesimo titolo e poi questo lungometraggio. Sulla scena del ragazzino che tenta la fuga avvolto nella bandiera USA, il regista da la sua lettura: “Mi piace l'idea di un paese in grado di prendersi cura di tutti i suoi cittadini, anche quelli più fragili”.

Sono vari i film che recentemente hanno affrontato i temi del disagio adolescenziale, basti pensare a “Thirteen” (2000) di Catherine Hardwicke, “Paranoid Park” (2007) di Gus Van Sant, “La classe” (2008) di Laurent Cantet, “Precious” (2009) di Lee Daniels e “Noi siamo infinito” (2012) di Stephen Chbosky. Ma tali temi affrontati nel contesto di un centro di accoglienza no, questa è stata la vera sfida e la scelta educativa.

Presentato in concorso al Festival del Film Locarno 2013, il film è stato applaudito per 15 minuti da un pubblico in piedi entusiasta in una sala gremita di oltre 2000 persone. Una standing ovation che ha sprigionato un’energia positiva, come l’energia positiva che la storia di “Short Term 12” riesce a sprigionare attraverso i suoi giovani e bravi protagonisti.


di Joseph Moyersoen