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"Vado a scuola (Sur le chemain de l’école)"
Recensione di un film documentario sul diritto universale allo studio
Dedicato al diritto all’educazione, uno dei principali diritti dei bambini sancito anche dall’articolo 28 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, questo documentario osserva e racconta il periglioso cammino parallelo verso l’istruzione che quattro bambini di quattro diversi mondi e continenti, devono affrontare ogni giorno per raggiungere la loro scuola. Jackson, Zahira, Carlito e Samuel sono gli impavidi eroi di “Vado a scuola”, moderni Ulisse o personaggi di un road-movie, mossi dalla consapevolezza che la sola maniera per crescere e sopravvivere alla povertà, è imparare a leggere e a scrivere.
Jackson ha 11 anni, vive in una capanna nella savana del Kenia e tutte le mattine si alza alle 5.30 per andare a scavare una buca dove trovare l’acqua per lavare se stesso, i suoi vestiti, portarla ai famigliari nella capanna e a scuola. Jackson parte all’alba insieme alla sorella più piccola, con le raccomandazioni dei genitori e un bastone, unico strumento di difesa dalle insidie del cammino che lo separa dalla scuola: leoni, elefanti, bufali, serpenti e gli altri animali pericolosi della savana. Ogni giorni Jackson deve studiare il percorso per evitare di camminare nella direzione del vento, soprattutto se ci sono nei paraggi branchi di elefanti. Un viaggio lungo 15 km che più durare anche più di due ore.
Zahira ha 12 anni e vive in un villaggio nell’altopiano dell’Atlante del Marocco, che sta a 22 km dalla scuola coranica della moschea più vicina, a 4 ore di distanza. Anche a Zahira prima di uscire per il suo viaggio settimanale con la borsa contenente libri, cibo e una gallina, i parenti fanno tutti le raccomandazioni. Ma Zahira non viaggia da sola, perché lungo la strada si ritrova con due amiche che come lei fanno lo stesso percorso e, quando si incontrano si confrontano e finiscono i compiti sul sentiero tortuoso.
Carlito ha 11 anni e vive in patagonia, Argentina, in un fattoria in mezzo al verde e alle pecore allevate dai genitori. Carlito ha un cavallino con cui percorrere i 18 km che lo separa da scuola in un ora e mezza, e sul quale porta con sé la sorella più piccola, che non vede l’ora di poter stare lei alle redini del cavallino.
Samuel vive nel golfo del Bengala, India e anche lui ha 11 anni. Per una semi paresi è costretto su una carrozzina artigianale, sulla quale tutte le mattine viene spinto dai suoi due fratelli per 4 km fino a scuola, un viaggio che dura un’ora e un quarto. Il percorso non è facile, tra guadi da attraversare, sabbie morbide da superare e un sali-scendi di sentieri di terriccio che possono bloccare o anche bucare le ruote.
Altri film hanno recentemente affrontato il tema del diritto all’educazione e all’istruzione, basti pensare a “Non uno di meno” di Zhang Yimou (Cina, 1999), “Buddha collapsed out of Shame” di Hana Makhmalbaf (Afghanistan, 2007), “The First Grader” di Justin Chadwick (UK, 2010) e “Tableau noir” di Yves Yersin (Svizzera, 2013).
Patrocinato dall’UNESCO e presentato in Piazza Grande al Festival Internazionale del Film Locarno 2013, dove ha riscosso un grande successo di pubblico, il documentario è la quarta opera del regista francese Pascal Plisson. Oltre alla fotografia si segnalano anche la sceneggiatura e il montaggio, fondati su un parallelismo non matematico delle quattro avventure, che attrae la partecipazione e l’empatia del pubblico.
“Il mio obiettivo principale – afferma il regista - era quello di mostrare la difficoltà con cui si raggiungono le scuole in molti Paesi del mondo. Allo stesso tempo, tuttavia, volevo mettere in evidenza la grande forza di volontà di alcune famiglie e la maturità dei loro bambini, il loro essere pronti a tutto pur di accedere a un'istruzione e migliorare il proprio futuro. D'accordo coi produttori ho deciso di lasciare i dialoghi dei bambini senza voce di sottofondo o narrato, e probabilmente è stata la via più poetica per descrivere il loro viaggio quotidiano.” Il regista ci fa seguire dei percorsi straordinari, dei viaggio avventurosi ma anche pieni di trappole e di sfide, che costringono questi bambini a lasciarsi alle spalle la loro infanzia. Si tratta di un viaggio iniziatico che cambierà per sempre le loro vite.
“Se studio, troverò un lavoro ben pagato per aiutare la mia famiglia”, racconta Jackson. “Sarò veterinario, maestro o medico”, afferma Carlito. “Veniamo in questo mondo con niente e moriamo senza niente, dobbiamo essere consapevoli di questo”, dichiara Samuel. Così come nei titoli di coda dichiara la pakistana Malala Yousafzai, la più giovane candidata al Premio Nobel per la Pace nel suo discorso al Palazzo delle Nazioni Unite il 12 luglio 2013: “un bambino, un insegnante, un libro, una penna possono cambiare il mondo”.
Joseph Moyersoen