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"Non è ancora domani - La Pivellina"
Non è ancora domani - La Pivellina di Tizza Covi e Rainer Frimmel (recensione di Joseph Moyersoen, giudice onorario presso il TM di Milano)
Il film racconta una storia originale ai margini della società. Patty e Walter sono una coppia di artisti circensi e giostrai che vive in una roulotte nel quartiere di San Basilio della periferia romana, caro a Pasolini e famoso per le occupazioni e la lotta per la casa. I vicini di roulotte sono il giovane Tairo e la nonna Gigliola, che vivono realmente dove il film è stato girato, rubando per sopravvivere l’acqua e l’elettricità al Comune.
Un giorno Patty trova una bambina di due anni abbandonata in un vicino parco giochi con un biglietto, in cui la madre prega chi la trova di prendersene cura finché lei potrà tornare a riprendersela e di non consegnarla alla Polizia.
Una scelta difficile quella della coppia, soprattutto perché Patti vuole prendersi cura della piccola Asia, mentre il compagno Walter vuole portarla alla Polizia, anche tenuto conto che la coppia non ha regolarizzato la sua permanenza in Italia e vive come riesce con piccoli spettacoli circensi e con piccoli lavoretti saltuari.
La piccola Asia porta colore nella vita monotona della coppia, si adatta subito alla nuova vita, pur facendo sentire la sua voce e il suo punto di vista su molte cose che Patty le chiede di fare: “NO”!
Per i due giovani registi che hanno un background come fotografi professionisti, non si è trattato altro che di seguire con la telecamera a mano i protagonisti nella loro quotidianità, senza impostare dialoghi preconfezionati ma lasciandogli la libertà di movimento e di parola. Essendo questi ultimi abituati fin da bambini alla vita di spettacolo circense, non hanno avuto difficoltà ad imparare le leggi del cinema. Recitando se stessi, i protagonisti sono riusciti ad essere attori per la storia e non il contrario, inoltre non volgono mai lo sguardo in macchina da presa e non intraprendono mai un movimento fuori dall’inquadratura.
Finalmente un film su uno spaccato di vita vera, in cui la povertà e la marginalità stridono con la ricchezza di affetto, la spontaneità dell'accoglienza e della solidarietà, in cui sarebbe facile cadere nel pregiudizio e nei luoghi comuni, soprattutto in un periodo storico in cui i rom e i clandestini sono nell’occhio del ciclone dei media e di riflesso degli interventi legislativi e governativi, stigmatizzati e condannati ogni qualvolta accade un fatto grave e riprovevole che li riguarda, prima ancora che la magistratura possa fare luce sulle ombre di quel fatto.
Ad una presentazione del film, Walter ha dichiarato: “E' stata una splendida esperienza per noi. All'inizio, quando abbiamo visto che Tizza e Rainer facevano tutto da soli, non abbiamo preso troppo sul serio il film, ma ci sbagliavamo. Tizza e Rainer ci dicevano di improvvisare, di andare a mano libera mentre loro ci seguivano con la camera e il microfono. Quello che mi fa più piacere” ha concluso l’artista circense, “è che questo film ci ha resi in qualche modo immortali”.
Joseph Moyersoen