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"Sold" (2014)

Sold

di Jeffrey Dean Brown (recensione di Joseph Moyersoen)

Le colline verdi del Nepal, coltivate a terrazza. Il lungometraggio “Sold” si apre con un campo lunghissimo su un panorama mozzafiato, in cui si affaccia la piccola Lakshmi facendo spiccare il volo al suo aquilone colorato. Lakshmi è una bambina di 13 anni che abita con i genitori in mezzo alle montagne nepalesi, vivendo dei prodotti agricoli coltivati intorno alla modestissima casa.

Il monsone stagionale arriva e distrugge tutto il raccolto. Il padre, in un momento di sconforto e sotto gli effetti dell’alcol, accetta che una sconosciuta porti con se Lakshmi a Calcutta in India, per aiutarla nei lavori domestici della famiglia per cui dice di lavorare. Con non poche riserve, soprattutto della madre, la ragazzina parte con la donna per far fronte alle difficoltà economiche familiari. Simbolico è l’attraversamento del ponte sul fiume che divide la comunità dove vive la famiglia dal resto del mondo: il passaggio dall’infanzia all’età adulta. Il viaggio verso Calcutta dura due giorni: in bus, in risciò in prossimità della frontiera per dare meno dell’occhio, in treno e con altri mezzi di trasporto. 

Ma all’arrivo nella “Casa della Felicità” del quartiere a luci rosse di Calcutta, dopo una breve accoglienza di facciata, Lakshmi deve confrontarsi con una crudele e spietata realtà: è stata acquistata da una delle gestrici del bordello in cui vengono segregate giovani ragazze, alcune delle quali minorenni come lei. Quasi subito la giovane protagonista viene rinchiusa a chiave in una stanza vuota con le sbarre alla finestra.

Inizia così il calvario di Lakshmi nel mondo dello sfruttamento della prostituzione, pesantemente drogata per evitare di reagire con i primi clienti, fino alla rassegnata accettazione di quanto è costretta a subire. Ma Lakshmi non perde mai la speranza di potersi allontanare da questa prigione e sono molti i momenti in cui la fiamma di speranza si accende e si ravviva. Da segnalare la solidarietà delle ragazze, conquistate grazie alla bontà d’animo di Lakshmi, che nel profondo resta sempre se stessa, nonché l’amicizia con il figlio di una prostituta, che troverà la strada della salvezza proprio grazie a lei. 

Una mattina lo sguardo di Lakshmi disperata dietro le sbarre si incrocia con quello di Sophia (interpretata da Gillian Anderson), una fotoreporter travestita da suora che riesce a scattarle furtivamente qualche foto dalla strada.

Grazie alla tenacia di Sophia, che è rimasta fortemente segnata dallo sguardo di Lakshmi, e all’aiuto di Sam (interpretato da David Arquette), verrà disposta una retata della Polizia che sarà solo il primo atto verso la strada della salvezza, che spingerà la ragazzina a cercare e trovare la “Casa della Speranza”, un centro che si occupa proprio del recupero delle vittime di violenza e sfruttamento sessuale.

Ogni anno nel mondo 5,5 milioni di bambine e bambini vittime del traffico di esseri umani (trafficking), vengono sfruttati per fini pornografici, venduti per diventare schiavi del turismo sessuale e avviati al mercato della prostituzione. Questi bambini vengono schiacciati da un vero e proprio mercato del sesso che incassa annualmente decine di miliardi di dollari, mentre i loro diritti fondamentali vengono così barbaramente violati.

Questa situazione, ormai ben conosciuta dall’opinione pubblica e dagli operatori che a vario titolo sono impiegati nelle azioni di prevenzione e di contrasto del fenomeno, è stata purtroppo confermata durante i tre Congressi mondiali contro lo sfruttamento sessuale dei bambini (Congresso di Stoccolma, 1996; Congresso di Yokohama, 2001; Congresso di Rio, 2008). Si tratta di tre eventi che hanno visto ogni volta la partecipazione di rappresentanti di oltre 100 Stati e di oltre 300 organizzazioni non governative (Ong) per confrontarsi e fare il punto sulla situazione della lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, nonché di molti adolescenti che hanno partecipato attivamente ai lavori e alle discussioni del mondo adulto. Indagare e definire con maggiore precisione il fenomeno del trafficking di minori - spesso anello di partenza per l’avvio al mercato della prostituzione – è perciò uno dei principali obiettivi individuati da perseguire, obiettivo non certo semplice a causa dell’assenza di frontiere definite entro cui il fenomeno si può circoscrivere. Il trafficking è una realtà globale, ed è evidente che per combatterlo è necessario l’impiego di strumenti efficaci sovranazionali ed il coordinamento delle forze di polizia e giustizia dei vari paesi coinvolti.

La definizione di prostituzione minorile è codificata e condivisa a livello internazionale e si verifica qualora una persona di minore età di sesso maschile o femminile fornisce prestazioni a carattere sessuale ad un’altra persona adulta di sesso maschile o femminile che ne faccia richiesta, in cambio di un compenso in denaro o altra utilità economica.

Nel primo Rapporto sulla vendita di minori, prostituzione minorile, pornografia minorile, presentata da Vitit Muntarbhorn in qualità di Relatore Speciale dell’ONU, la prostituzione minorile venne definita quale forma di sfruttamento sessuale di un minore per un corrispettivo di denaro o altro solitamente, ma non sempre, organizzata da un intermediario (parente, membro della famiglia, lenone, insegnante, ecc.).

Si registrano difficoltà invece nella elaborazione di una definizione altrettanto condivisa del soggetto “richiedente” o “fruente” delle prestazioni suddette.

Va innanzitutto chiarito che non bisogna limitare solo ai pedofili la categoria dei “fruitori”, comunemente denominati “clienti”, viste le caratteristiche del fenomeno rapportabili a quelle di un vero e proprio mercato regolato dalle classiche leggi dell’offerta e della domanda. Da un punto di vista nosografico la pedofilia è ricompresa fra la parafilie, ossia i disturbi connessi alla sfera  sessuale, nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM IV) e si riscontra ogni qualvolta un adulto presenta un disturbo della personalità che ricomprende un interesse specifico rivolto ai bambini di entrambi i sessi in età prepubere. Per poter identificare un caso di pedofilia è necessario che il minore coinvolto nell’attività abbia meno di 13 anni, mentre il soggetto pedofilo deve avere almeno cinque anni più della sua vittima. Il DSM IV inoltre distingue, secondo la gravità delle manifestazioni, tre livello di pedofilia:

  • “lieve”, quando c’è marcato disagio per gli impulsi parafiliaci, che non sono messi in atto;
  • “moderato”, quando l’impulso è messo in atto solo occasionalmente;
  • “grave”, quando l’impulso è agito ripetutamente.

Non si conosce il numero dei pedofili attivi nel mondo; tuttavia, per comprendere le dimensioni e l’ampiezza del fenomeno può essere utile ricordare i risultati della ricerca effettuata da Parker Rossman che negli anni novanta ha stimato la presenza di 50.000 pedofili solo negli Stati Uniti e di 500.000 nel mondo. Un caso emblematico è quello dell’australiano Clarence Osborn: dopo la sua morte, sono state trovate foto, video e scritti da lui conservati che documentavano l’incredibile numero di bambini e adolescenti, ben 2.500, con cui aveva avuto relazioni sessuali.

Durante il Congresso di Stoccolma è emerso che il maggior numero di coloro che fanno ricorso alla prostituzione minorile è costituito da cittadini dei Paesi occidentali. Si tratta di uomini sui 40-50 anni, di buona condizione sociale ed economica, spesso con famiglia e figli, in alcuni casi a contatto diretto con giovanissimi per motivi professionali. In generale, si può però affermare che i “clienti” sono di tutte le età e prevalentemente benestanti. Il civile occidente fornisce il maggior numero di clienti e, guarda caso, proprio in Europa e negli Stati Uniti la donna ha raggiunto i più alti livelli di emancipazione giuridica e sociale. Evidentemente, dunque, di fronte a donne indipendenti ma anche più “forti”  molti uomini si sentono inadeguati. Da qui l’attenzione mostrata verso i bambini: per i complessati sono rassicuranti.

A venticinque anni dall’entrata in vigore della Convenzione ONU sui Diritti del Fanciullo - la più ratificata ma anche la meno applicata dei trattati internazionali - la società in cui viviamo si trova a dover combattere manifestazioni sempre più imponenti di questo vero e proprio fenomeno sociale  a livello mondiale.

La storia di Lakshmi è la storia dei bambini che scompaiono a milioni ogni anno; trafficati e venduti come schiavi, per il sesso e per il lavoro. Questo sta accadendo in ogni paese, in ogni continente in tutto il mondo, ma questo settore è in gran parte invisibile, le sue vittime sono nascoste. Nel sito internet del film www.soldthemovie.com c’è una pagina dedicata alla campagna per porre fine allo sfruttamento sessuale dei bambini a livello mondiale, in cui si invita tutti a partecipare e a diffondere la campagna via Facebook, Twitter e Instagram.

Oltre al regista Jeffrey Dean Brown, già vincitore dell’Oscar per il miglior cortometraggio di fiction nel 1986 con “Molly’s Pilgrim” tratto dall’omonimo romanzo per bambini di Barbara Cohen, nello staff che ha lavorato a “Sold” devono essere menzionati: Seamus Tierney, direttore della fotografia che ha vinto diversi premi nella sua carriera, anche al Festival di Cannes e di Sundance; Sammy Chand, che ha trasformato sia il panorama musicale che la comunità del sud asiatico, con una leggendaria carriera che dura da oltre due decenni e che gli ha permesso di costruire un legame formidabile con la comunità cinematografica e televisiva.

Prodotto da Emma Thompson, il lungometraggio di Jeffrey Dean Brown è basato sul best seller di Patricia McCormick e ha vinto diversi premi tra cui l’Audience Award 2014 al River to River Festival del Film Indiano di Firenze, dove è stato presentato non casualmente il 10 dicembre, “Human Rights Day”, e il Pure Heaven Audience Award 2014 al London Indian Film Festival.

E come la fiamma di una candela è il simbolo della campagna per i diritti umani di Amnesty International, nel film diventa il simbolo della liberazione da una delle peggiori e moderne forme di riduzione in schiavitù.